Devo ammettere che sulla vicenda tra Milan e UEFA avevo quello strano sentore di pessima notizia in arrivo e, puntualmente, la pessima notizia è arrivata: con un comunicato ufficiale, la UEFA ha rinviato a giudizio l’AC Milan per violazione del FFP (Financial Fair Play), contestualmente negando la possibilità di un cosiddetto Settlement Agreement, una sorta di patteggiamento tra le parti coinvolte. Ricordo, sorridendo amaramente, che a dicembre scorso la UEFA aveva già sbattuto la porta in faccia al Milan, in occasione della presentazione (la seconda versione) del Voluntary Agreement.
Ammetto di non conoscere a fondo la normativa sul FFP, quindi non voglio entrare nel merito. Dalla vicenda, però, mi sorge un dubbio abbastanza pesante. La teoria sostenuta dall’attuale ad del Milan, Marco Fassone, era che le eventuali sanzioni imposte dalla UEFA dipendessero quasi esclusivamente dalla precedente gestione (Fininvest, con il duo Berlusconi-Galliani). Ora, invece, si evince abbastanza chiaramente che i dubbi e le perplessità di Nyon vertono su:
- Elevate incertezze sul rifinanziamento del debito che non si è concluso e non si sa se (e quando) verrà concluso: anche nell’ipotesi più favorevole, comunque, si tratterebbe di elementi al momento assenti dal piano.
- Troppe incertezze sull’azionista di riferimento, mister Yonghong Li, la cui figura non ha contorni chiarissimi. In ogni caso, se anche ci fosse un cambio di proprietà, resterebbe al momento un dubbio: il fondo Elliot vuole diventare il nuovo proprietario oppure vendere a sua volta?
- Troppe incertezze sui ricavi futuri, soprattutto quelli cinesi: l’Uefa rimprovera il fatto che il piano del Milan si basi su entrate che non hanno conferma, considerato che il mercato cinese non è neanche partito.
Queste 3 motivazioni fanno riferimento alla situazione attuale e a quella prospettica della società Milan, non al passato. Posto che il Milan debba pagare una multa per una gestione poco attenta durante gli ultimi anni di gestione Fininvest, la mancata accettazione del Settlement Agreement sembra dipendere esclusivamente da fattori che riguardano l’attuale proprietà e l’attuale gestione. Gli elementi sollevati dalla UEFA, tranne forse per il primo punto, sono oggettivi il Milan non sembra in grado di difendersi adeguatamente. Il proprietario del Milan, ad esempio, è un perfetto signor nessuno, non lo conosco nemmeno in Cina e le uniche notizia che si riescono a reperire su di lui sono legate a truffe o al fallimento della sua holding. I ricavi, poi, sono sempre oggetto di iper-ottimismo da parte di chi redige piani industriali e, immagino, anche il Milan non è stato da meno.
Marco Fassone non l’ha presa benissimo e ha commentato così la decisione del massimo organo calcistico europeo:
“Mi sembra importante che il Milan assuma una posizione chiara dopo il comunicato dell’Uefa. C’è sorpresa e amarezza perché mi attendevo che la Uefa ci offrisse un settlement agreement: perché da quando c’è il financial fair play c’è sempre stata la concessione del settlement, c’è stato un solo caso in passato con una società russa, non di primissimo livello, che è stata rimandata. Il voluntary agreement non ci è stato consentito perché la commissione riteneva opportuna la garanzia bancaria da 165 milioni da parte della holding – prosegue Fassone – . La Uefa dice che il fatto che la holding non abbia rifinanziato il debito con Elliott getta delle nubi sul futuro della società. Ma questa ipotesi non tiene conto della nostra proposta di sentire il nostro finanziatore che è Elliott, il quale ha garantito anche per scritto una continuità dell’azienda, ma anche ai continui adempienti della proprietà del Milan come gli aumenti di capitale che sono stati versati con regolarità, ci sono rimasta male francamente, il dossier che doveva fare l’abbiamo fatto. Da domani parte l’analisi del dispositivo da parte dei nostri legali, rappresenta un danno importante sotto il profilo dell’immagine”
Come vedete, l’ad si attacca solo al primo punto, escludendo gli altri (tranne quando cita la puntualità degli aumenti di capitale, anche se puntuali puntuali non mi sembra che siano stati). Sono concorde sul fatto che rappresenti un cospicuo danno d’immagine per l’AC Milan, ma spero non lo voglia imputare alla Uefa. Ci manca solo questo…